28 settembre 2023: il nostro intervento

Il 28 settembre, giornata internazionale per l’aborto sicuro, abbiamo  partecipato alla mobilitazione lanciata da Non una di Meno Bologna con l’intervento che segue

Ieri era il 28 settembre, la Giornata internazionale dell’aborto libero, sicuro e gratuito, una giornata riconosciuta e istituita grazie ad anni di azioni e mobilitazioni di piazza in Sudamerica e Caraibi per chiedere la depenalizzazione dell’aborto, ma anche e sopratutto grazie a percorsi di condivisione di saperi, discorsi e strategie di lotta e di resistenza e dalla messa in atto di pratiche di mutualismo dal basso tra donne e libere soggettività.

Il 28 settembre, per noi non è solo una giornata di denuncia, ma soprattutto una giornata per invitare tuttɜ alla resistenza, attraverso la narrazione collettiva dell’esperienza dell’aborto, l’organizzazione di pratiche dal basso, la creazione di discorsi e immaginari da praticare nel peggiore dei mondi possibili lottando fino a riuscire a ottenere il migliore dei mondi possibili in cui l’aborto sia una pratica accessibile e sicura per tuttɜ.

Ormai da qualche anno come movimenti transfemministi in Italia e nel mondo abbiamo assunto il 28 settembre come data fondamentale del nostro calendario politico.
L’abbiamo fatto in un periodo in cui gli attacchi all’autodeterminazione erano crescenti, ma mai quanto ora, in cui al governo l’estrema destra tiene a braccetto razzismo e sessismo.
Non è il momento di piangerci addosso: ora più che mai è il momento per un’autocritica cosruttiva e per ripensare le nostre azioni affinche tornino ad essere sempre più politiche e sempre meno strategiche.
Abbiamo bisogno di guardare oltre i nostri specchi e lasciare spazio a relazioni e progetti basati su un approccio federalista e non estrattivista o egemonico.
Non avevamo tempo da perdere prima figuriamoci adesso!

Senza continuare a trascinarci in retoriche trite e ritrite è più che mai urgente guardarci in faccia con molto umiltà e per capire come agire nel quotidiano per essere protagoniste di un cambiameto radicale.
Partiamo quindi da noi, dalle nostre pratiche con uno sguardo il meno ideologico possibile:

  -Supporto all’ IVG
La retorica e la narrazione di donne mangiate dalla sofferenza per arrivare a compiere questa scelta popola lo stigma che subiamo e le narrazioni sull’aborto che ascoltiamo costantamente. È proprio in questi contesti che le pratiche di mutuo aiuto ricoprono un ruolo fondamentale e rappresentano una vera e propria resistenza!
E su questo l’attuale governo di estrema destra in Italia non ci coglie impreparate: gia da tempo monitoriamo i consultori , produciamo la controinformazione necessaria (attraverso una guida pratica all’IVG), mappiamo gli obiettori, creiamo pratiche di supporto, ma siamo anche pronte a gridare le nostre rivendicazioni davanti a consultori e ospedali, a non dare tregua ai tribunali, alle istitituzioni, ai comuni , alle province che limiteranno l’accesso ad un aborto sicuro e autodeterminato.
È da marzo 2020, nel pieno dell’emergenza sanitaria, che come Mujeres Libres abbiamo deciso di mobilitarci per supportare e sostenere tutte le persone che scelgono di intraprendere un’interruzione volontaria di gravidanza, sul cui iter procedurale la crisi pandemica ha gravemente influito. Ci si può rivolgere a noi tramite i nostri canali e si riceveranno informazioni chiare e lineari sull’ivg oltre che supporto e sorellanza.
Le nostre pratiche di mutualismo nascono dall’esigenza di metterci al servizio di chi ha un timer sulla testa perché in Italia si può abortire entro i 3 mesi. I consultori non sono in grado di dare il gisuto suppporto per mancanza di personale, certo, ma anche perché il nostro benessere non è tra le priorità. Non ci piace molto l’esaltazione della solidarietà a tutti i costi perché il mutualismo è una cosa concreta che non deve essere percepita come straordinaria ma come ripetibile da tuttɜ. Abbiamo la pazienza necessaria per non perdere di vista i racconti che ci giungono dalle testimonianze, i risultati dei dati sull’IVG che ci dobbiamo procurare da sole, così come la rabbia di chi sa che il mutualismo senza conflitto non soddisfa. Vogliamo un aborto felice per tuttɜ e nn solo per chi è dentro bolle politiche o amicali, vogliamo una salute pubblica che non sia elitaria e borghese ma una possibilità popolare per tuttɜ: lottiamo per una società transfemminista non per i privilegi di poche.

  -Colazioni e contestazioni nogender
Ieri [27 settembre] siamo state davanti all’ospedale Sant’Orsola per riprenderci lo spazio che ogni mercoledì mattina un gruppo di preganti antiabortisti della Papa Giovanni XXIII occupa per recitare macabre preghiere contro l’autodeterminazione di chi sceglie di abortire. Degli antiscelta non ne possiamo più e non vogliamo più vederli né dentro né fuori gli ospedali e i consultori.
La lotta contro i preganti al Sant’Orsola è iniziata anni fa: eravamo poche e con il solo aiuto di pochɜ compagnɜ solidalɜ. In breve siamo cresciute e sul marciapiede alle 7 del mattino non ci stavamo più da quante eravamo. I preganti sono stati fatti spostare in un posto meno visibile certo, non sono stati cancellati dalla faccia della terra, come avremmo voluto, ma sicuramente la nostra determinazione ha tolto loro terreno per le loro violenze e soprattutto creato nuovi spazi di azione.
Venendo dagli ambienti antifascisti in cui il monitoraggio e l’azione diretta sono pratiche fondamentali, oggi conosciamo molto meglio le realtà no gender e siamo sempre più preoccupatɜ dell’accoglienza che hanno in molti settori nella società civile. Il nostro invito è sempre quello di diffidare di chi parla di famiglia e natalità o vita: i concetti neutri non esistono, al contrario esistono fascisti mascherati da suore o protettori di bambini. I fascisti, tutti i fascisti, devono essere spazzati via: non c’è spazio per la mediazione con chi ci vuole schiave o morte.
Le reti internazionali dei no gender sono solide: i legami tra Putin e le realtà degli antiscelta sono ben saldi e che ci piaccia o no solidarizzare con chi resite all’invasione dell’Ucraina è anche combattere contro i nuovi fascismi. In Italia i no gender attraversano i palazzi del governo e anche l’Emilia-Romagna di Bonaccini, in cui, nonostante sia narrata come paradiso socialista, gli obiettori non mancano.
Secondo i dati della mappatura fatta dal basso nel 2020, proprio al Sant’Orsola, 7 medici su 10 sono obiettori. Su 38 ginecologi 27 sono obiettori di coscienza, il 71%! Questi dati sono allarmanti ma non sorprendenti, sappiamo bene che anche nella città “più progressista d’Italia” l’accesso all’aborto è un percorso ad ostacoli: a partire dalla difficoltà nel reperire informazioni chiare, alle costrizioni di tempo imposte dalla legge fino alla presenza di personale medico sanitario obiettore negli ospedali. La narrazione fortemente stigmatizzante, che vuole raccontare l’aborto come esperienza traumatica e necessariamente dolorosa, non si basa su delle verità medico scientifiche, ma su strumentalizzazioni di matrice cattofascista, di chi questa libertà di scelta ce la vuole negare. Una pratica che dovrebbe essere garantita come procedura medica dalla legge ed eseguita come tutte le altre presenta invece un articolo che permette al personale medico-sanitario di negarci questo diritto. L’obiezione di coscienza però non è un “gioco alla pari”, la loro scelta di non adempire a un loro dovere è la negazione della nostra scelta di decidere sui nostri corpi. Non a caso infatti questo diritto è costantemente sotto attacco, perchè un attacco all’aborto è un attacco diretto alla nostra autodeterminazione.

Dal 2012 abbiamo lanciato la campagna #abortiscoenonmipento nata dalla necessità di sovvertire la narrazione colpevolizzante e drammatica dell’IVG e di dare visibilità ai percorsi di tuttɜ coloro che hanno dovuto subire lo stigma e vedersi ostacolatɜ dalla presenza degli obiettori. Recentemente abbiamo realizzato il secondo volume che raccoglie le testimonianze di tutte le soggettività che hanno abortito e hanno vissuto questa come un’esperienza in cui autodeterminazione e liberazione. La fanzine nel raccogliere le testimonianze vuole anche essere strumento di denuncia della violenza ginecologica subita.
L’aborto non è un tema, ma è lotta, esperienza di vita, autodeterminazione.
Guardiamo con sospetto e diffidenza chi estrae dalle lotte dal basso prodotti culturali, accademici, e social invisibiliazzando chi lotta ogni giorno. Riguardiamoci e andiamo oltre il nostro ombelico. Partiamo dalla nostra bolla per andare oltre. Non possiamo essere il limite di noi stessɜ. È necessario costruire nuovi legami e nuovi immaginari. È necessario leggere e leggerci, parlarci e soprattutto ascoltarci. Chi immaginiamo come possibili alleate? Consultori autogestiti, realtà che si occupano di salute e benessere dal basso, personale sanitario in lotta nei propri presidi perché sappiamo bene che la sanità pubblica merita salari dignitosi e personale che abbia mezzi e risorse per formarsi: la violenza ostetrico-ginecologica la dobbiamo combattere insieme facendo dell’intersezionalità una cosa concreta.

Ne approfittiamo per rilanciare la nostra solidarietà a tutte le persone che lavorano nel mondo dell’educazione e del terzo settore dove, ahinoi, le infestazioni no gender sono all’ordine del giorno: non lasciamo sole maestre e operatrici di fronte all’ambiguità del valore della famiglia e dell’accoglienza, non lasciamole sole quando propongono un’educazione transfemminista che purtroppo risuona ancora come un’eccezione. Abbandoniamo pose iper militanti a favore di reti affettive e politIche in grado di produrre relazioni là dove c’è solitudine e fascismo.

 -Abortion Roads
In Italia il diritto all’aborto dovrebbe essere garantito dalla legge 194. L’impianto stesso della legge 194, che in Italia regolamenta l’accesso all’IVG, è completamente proiettato alla “tutela sociale della maternità” e non garantisce quindi alle persone che vogliono abortire il diritto di scegliere sul proprio corpo ma “concede” questa possibilità a determinate condizioni rendendo nei fatti quello che dovrebbe essere un diritto e una pratica medica accessibile a tuttɜ, un vero e proprio percorso ad ostacoli, costellato troppo spesso da stigma e da protocolli applicati in maniera disomogenea a livello regionale ma anche all’interno della stessa regione. Uno degli esempi più allarmanti della mancata applicazione della legge è la regione Marche, dove nel 2022 il tasso di obiezione di coscienza è salito all’80%. La presenza massiccia di obiettori costringe le persone a spostarsi in un’altra città o addirittura in un’altra regione rendendo l’aborto di fatto un privilegio. Con la sorellanza e il mutualismo le reti tranfemministe aiutano chi lo desidera a spostarsi per accedere all’IVG.
Per questo motivo abbiamo lanciato la campagna Abortion Road: per raccogliere informazioni e visibilizzare questo fenomeno inaccettabile.
Nel corso della nostra attività di collettivo, abbiamo toccato con mano la frustrazione di chi è costrettə a trasferte assurde, costose e solitarie per vedersi riconosciuto un diritto. Segnaliamo l’importante lavoro fatto da Medici nel Mondo sulla Ru486 Aborto farmacologico in Italia: tra ritardi, opposizioni e linee guida internazionali in Italia al quale abbiamo partecipato molto volentieri.

 –Solidarietà internazionale
Oggi è la giornata INTERNAZIONALE dell’aborto libero, sicuro e gratuito perché questo diritto e la lotta per questo diritto non hanno frontiere.
Noi lotteremo e abortiremo sempre e ovunque.
In Italia, dove l’apparentemente subdola obiezione di coscienza nega questo diritto, noi abortiremo.
In Polonia e in Ungheria, dove le restrizioni aumentano e negano questo diritto, noi abortiremo.
Negli Stati Uniti, dove l’aborto non è più un diritto costituzionale, noi abortiremo.
In Nicaragua e in El Salvador, dove l’aborto è un reato grave come l’omicidio, noi abortiremo.
Sappiamo bene che dove l’aborto è criminalizzato non ne vengono eseguiti di meno, ma più donne muoiono nel tentativo di abortire.
Sappiamo che neanche dove l’aborto è legale questo diritto è pienamente garantito, quindi sappiamo che dobbiamo tenere alta la guardia.
La solidarietà internazionale è la nostra forza.
Un mese fa abbiamo gioito con le compagne messicane alla notizia della depenalizzazione dell’aborto in tutto il Paese.
L’illegalità e le ripercussioni per chi abortisce non sono uguali in tutti i paesi e non vogliamo fare un discorso che appiattisce le esperienze nell’Est Europa, in Africa o in Sud America. Le differenze e le difficoltà sono dolorosamente variegate. Ma sappiamo anche che le pratiche di mutualismo sono tante, a volte invisibili e a volte inascoltate. Il nostro pensiero va a tutte le persone che in ogni parte del mondo con i propri mezzi e con rischi diversi riescono ad autodeterminarsi in pratiche di sorellanza e resistenza. Ci sono gli ostacoli dettati da regimi reazionari e gli ostacoli dettati dalle condizioni legate alle migrazioni e alle guerre: abortire quando si è persone in fuga o si cerca di sopravvivere a una guerra è una condizione che vogliamo nominare e rendere anche solo per un momento visibile. Praticare la solidarietà internazionale vuol dire creare relazioni con le compagne che sono al di là delle nostre insaguinate frontiere ma significa anche praticare un antirazzismo che distrugga il privilegio bianco di classe paternalista che parassita sulle disgrazie altrui.
La nostra solidarietà deve essere più forte dei confini nazionali.

ABBIAMO SEMPRE ABORTITO E SEMPRE ABORTIREMO, QUINDI PRETENDIAMO UN ABORTO LIBERO, SICURO, E GRATUITO OVUNQUE!

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Abortisco e non mi pento volume 2

Vi presentiamo il secondo volume della fanzine “Abortisco e non mi pento”: una nuova raccolta di testimonianze in cui autodeterminazione, liberazione, denuncia della violenza ginecologica prendono spazio scacciando una narrazione colpevolizzante e drammatica dell’ interruzione volontaria di gravidanza.

Leggetela e diffondetela: Abortisco e non mi pento volume 2

Se vuoi leggere anche il primo volume puoi scaricarlo qui

Se vuoi saperne di più sulla campagna di raccolta delle testimonianze puoi leggerne qui

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Con le compagn3 ucrain3, con amore e rabbia!

Pubblichiamo l’intervento in sostegno alle compagn3 ucrain3 e alla loro lotta contro l’invasione russa, che abbiamo letto ieri, 8 marzo 2023, la mattina in piazza e la sera al corteo di Non Una Di Meno Bologna
➡️➡️➡️ Le compagne ucraine ci ricordano che la  solidarietà femminista è “una pratica politica di ascolto delle voci di coloro che sono direttamente colpite dall’aggressione imperialista. La solidarietà femminista deve difendere il loro diritto di determinare autonomamente i propri bisogni, i loro obiettivi politici e le strategie per raggiungerli. ”
Siamo tranfemministe e quindi la solidarietà e il mutualismo sono parte integrante del nostro agire. Anche oltre i confini, anche oltre le nostre zone comfort. 
Siamo transfemministe ed è per questo che sappiamo che la resistenza contro Putin è strettamente collegata alla lotta senza frontiere, contro no gender e anti scelta e quindi contro ogni forma di neofascismo.
🤝 🤝 🤝 Sentiamo oggi l’esigenza di riportare le parole delle compagne ucraine che troppo spesso sono invisibilizzate. Ascoltiamo ora le voci dell3 compagn3 di Solidarity Collectives, una rete di volontari3 antiautoritari3 che unisce diverse iniziative, individuali e collettive, per aiutare il movimento di resistenza ucraino e le persone colpite dall’invasione russa:
🟣🟣🟣 “L’8 Marzo. Un giorno simbolo di libertà, un giorno che ci motiva alla lotta, un giorno in cui le voci delle (trans)femministe risuonano nelle orecchie dei milioni di persone in protesta, in cammino lungo la stessa rotta di uguaglianza.  
Ma il 24 Febbraio 2022, la rotta delle donne Ucraine è cambiata drasticamente. Lo scoppio della guerra in Ucraina, per milioni di persone, ha significato veder bruciare un’esistenza pacifica e sicura nella fiamme dei missili russi, annientata da carri armati che portano il marchio “Z”, sparata con i civili di Bucha…
Migliaia di donne hanno deciso di resistere gli aggressori dell’est. Si sono unite alle forze armate ucraine per difendere le loro case, famiglie, amicizie, coloro che amano, la libertà e l’indipendenza di tuttx. La nostra iniziativa supporta otto donne e persone non-binary impegnate nella resistenza, persone che 2 anni fa protestavano e rivendicavano in piazza e in strada l’uguaglianza in Ucraina e nel mondo, mentre oggi si trovano a difendere il loro paese ad un costo inestimabile.
Ognuna è un’eroina, ognuna ha una storia incredibile, spesso ci si meraviglia di quanto coraggio, di quanta forza e di quanta ispirazione possano essere le persone. Ognuna di loro ha dovuto sacrificare qualcosa, ognuna di loro ha perso qualcunx. 
Qui a seguire le parole di alcunu compas:
❤️‍🔥 ❤️‍🔥 ❤️‍🔥  Con amore e rabbia da Lev, una compagna medica in guerra in Ucraina:
“Le donne oggi dovrebbero credere fermamente nei loro cuori che non lottiamo come singole ma che combattiamo come un’unica forza contro ogni oppressione che come donne e persone LGBTQ(AI+)dobbiamo sopravvivere ovunque, in ogni paese, in ogni casa, in ogni strada e in ogni trincea. Un’unica oppressione che può assumere infinite forme. Dalla violenza parlata o agita che tenta di privarci della nostra dignità e di renderci meno di chi siamo. Ma noi non siamo meno! Siamo forti! Nel corso della storia, le donne hanno dimostrato che, anche a costo di mettere la loro stessa vita in pericolo, nessuna sarà dimenticata, le nostre vite non potranno mai essere silenziate o ignorate.
Dunque oggi, ricordiamo le tante che ci hanno precedute e che hanno perso la vita lottando affinché tutte noi oggi possiamo avere una voce. Ricordiamo anche tutte coloro che ancora oggi sono in lotta, dai campi di girasoli ghiacciati dell’Ucraina fino ai monti rocciosi e ardenti del Kurdistan.
Le loro memorie come quelle di tutte sono un esempio di cui far tesoro. Le coraggiose compagne cadute! Le loro vite avranno sempre valore e mai saranno dimenticate finche noi vive ci rifiuteremo e lo impediremo!
Perché noi donne non ci pieghiamo e non ci arrendiamo quando ci scontriamo con la crudeltà che questo mondo ci offre quotidianamente! Andiamo avanti insieme! Gridiamo insieme! Con AMORE e RABBIA insieme!
Dunque rendiamo oggi un giorno di protesta INSIEME <3″
🚀🚀🚀 Ascoltiamo ora la testimonianza di Swallow:
“Un giorno di lotta… da più di un anno ormai in Ucraina ogni giorno è un giorno di faticosissima lotta. Un giorno di lotta contro il nemico e l’invasore, con paura e disperazione, è un giorno di lotta per la speranza. Per me l’8 marzo è qualcosa di inafferrabile, non riesco più ad immaginarmelo. La lotta è prima di tutto fatta da e di persone. Mentre scrivo cerco di immaginarmi l’8 marzo qua. Strade vuote, case distrutte, il vento e il rumore delle sirene, i missili che volano. 24 febbraio 2022. La maggior parte di noi sono scappate, le poche rimanenti lottano o sono diventate volontarie. Ognuna con i propri traumi e la propria storia. La guerra è terrificante… non è romantica: è morte, è il presente e il futuro distrutto di milioni dio persone, è disturbo da stress post-traumatico, è una ferita che rimarrà sempre e che moltx non sopravvivranno. Vi chiedo in questo momento un minuto di silenzio in memoria dellx compagnx che sono mortx in guerra.
Coloro che sono in guerra hanno bisogno di molto più supporto di quello che chiedono. Molto più di quello che chiedono mediaticamente o attraverso qualsiasi altro canale. Sono necessarie armi, attrezzatura, droni, unità militari, termocamere, medicine molto altro. Vi esorto a valutare con onestà e sobrietà la realtà, siamo ancora lontanx dalla fine e il percorso per arrivarci è lungo ed estremamente spinoso. Vi esorto a supportare le donne e tutte le altre soggettività in conflitto in Ucraina, che si sono armate e stanno lottando contro gli invasori, vi esorto a supportare più che potete. Perché è tutto grave e terrificante e l’unico modo che abbiamo di superarla è unendo le forze, insieme senza perdere la speranza. E le feste torneranno dopo la vittoria.
Sono certa! Lo giuro.”
🫂💪🚀💥 Rispondiamo alla chiamata solidale delle sorelle ucraine e sosteniamo il diritto di resistere. Se la società ucraina depone le armi, non ci sarà più la società ucraina. Se la Russia depone le armi, non ci sarà più la guerra.
Mujeres Libres Bologna
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MANIFESTO PER LA SALUTE SESSUALE E RIPRODUTTIVA CHE VOGLIAMO

Con il Tavolo Salute di Nudm abbiamo contribuito a scrivere il Manifesto per la salute sessuale e riproduttiva che vogliamo.

Questo manifesto nasce per costruire un’idea nuova di salute sessuale e riproduttiva, basata sul nostro benessere e sull’autodeterminazione sui nostri corpi e le nostre vite, non sulle norme della medicina coloniale ed eterocispatriarcale, che ha come unico riferimento i corpi di uomini cis, bianchi, eterosessual di 70 kg ed abili. Per questo, la sanità e i luoghi della salute devono tornare ad essere realmente pubblici e adeguatamente finanziati, in quello che ormai è diventato “sistema” aziendale che pensa al budget e non più un “servizio sanitario nazionale” (SSN). 

leggi qui -> Manifesto per la salute sessuale e riproduttiva che vogliamo

 

Siamo state davanti il S. Orsola con Mudm Bologna per pretendere salute sessuale e riproduttiva.
Aborto su misura per noi: libero, sicuro, gratuito, garantito, in tutta Italia, nessuna regione e/o persona esclusa, in base alle proprie esigenze di vita e non alla vostra morale.
IN NESSUN OSPEDALE C’E’ SPAZIO PER GLI OBIETTORI DI COSCIENZA, SE TOCCANO UNX TOCCANO TUTTX.
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ABORTION ROADS: Spostarsi per abortire

Nel 2015 abbiamo lanciato la campagna “Abortisco e #nonmipento”, con l’intento di dare uno spazio a donne, persone non binary e trans che hanno affrontato un aborto: uno spazio in cui condividere la propria esperienza, così da trovare forza ed energia nelle parole e nelle pratiche l3 un3 dell3 altr3.
Oggi, dopo 8 anni, sentiamo il bisogno di raccontare altre storie e di mappare un altro fenomeno, quello di chi è costrettə ad allontanarsi dal luogo in cui risiede per poter accedere all’Interruzione Volontaria di Gravidanza.
In certe regioni, più dell’80% del personale sanitario è obiettore di coscienza; in altre, le giunte regionali ostacolano in maniera più o meno esplicita l’accesso alla pratica. Il fatto che l’IVG non sia ugualmente garantita sull’intero territorio nazionale ci costringe sempre più a spostarci fuori regione, a volte molto lontano da casa, pur di abortire rimanendo nei termini temporali imposti dalla legge.
Spostarsi per abortire significa spendere soldi ed energie, significa a volte aver bisogno di poter contare su una propria rete di solidarietà, significa potersi permettere di assentarsi dal lavoro, di allontanarsi da casa, di saltare le lezioni a scuola o all’università. È una questione di classe, di accesso alle informazioni, che va a pesare maggiormente su quellə di noi che sono più poverə e isolatə, intaccando la nostra salute mentale, scaricandoci addosso caterve di ansia, solitudine e senso di impotenza.
Nel corso della nostra attività di collettivo, abbiamo toccato con mano la frustrazione di chi è costrettə a trasferte assurde, costose e solitarie per vedersi riconosciuto un diritto.
Poiché la nostra autodeterminazione è insidiata, avversata e minacciata dalle destre al governo, vogliamo emergere, prendere parola, raccontarci, gridare la nostra rabbia e al contempo ribadire che niente ci può impedire di decidere sul nostro corpo: lotteremo sempre per abortire, e sempre ci riusciremo!
Cosa puoi fare?
1. Se ti sei spostatə dal luogo in cui risiedi per abortire, compila il form (è anonimo!): https://forms.komun.org/abortionroads
2. Mandaci una foto, un disegno, un fumetto, una registrazione (che pubblicheremo in forma anonima sui nostri canali) con cui ci racconti la tua esperienza
3. Fai conoscere questa campagna
 
Se hai abortito (anche senza essere statə costrettə a spostarti) e vuoi condividere la tua esperienza, la campagna “Abortisco e non mi pento” è ancora attiva. Contattaci! Trovi tutte le informazioni qui: https://mujeres-libres-bologna.noblogs.org/campagna-abortisco-e-nonmipento/
Se invece sei incinta e vuoi abortire, non sei solə! Contattaci che ti possiamo supportare: https://mujeres-libres-bologna.noblogs.org/tisupportolaborto/
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