Manifesto

 

Siamo un collettivo transfemminista di donne. Le nostre lotte alla diseguaglianza di genere non si riducono alla tutela delle persone biologicamente donne, ma si basano sulla presa di coscienza di un soggetto politico che nella nostra società si trova in una posizione di potere asimmetrica. La nostra lotta si interseca alle lotte dell’antifascismo, dell’antirazzismo e dell’anticapitalismo.

Crediamo ci sia bisogno di transfemminismo perché solo col transfemminismo è possibile mettere in discussione i rapporti di potere fra i generi. Vogliamo avere i mezzi per decidere cosa fare delle nostre vite, ma anche la libertà di essere ciò che vogliamo, senza ruoli e senza dover chiedere il permesso. Solo la lotta antisessista che smaschera i meccanismi del patriarcato ancora vivi in tutti gli ambienti che attraversiamo, può portarci alla fine di questo percorso.

Con l’autocoscienza prendiamo consapevolezza di ciò che ci piace e ciò che vorremmo; con le piazze rivendichiamo l’urgenza di un mondo nel quale ogni donna abbia i mezzi e soprattutto la libertà per essere ciò che desidera, senza compromessi.

Abbiamo scritto qui di seguito qualche parola per spiegare come la nostra lotta prende forma, e quali sono le basi e i nodi che riteniamo imprescindibili.

AUTOCOSCIENZA

L’autocoscienza, pratica essenziale del nostro collettivo, è un momento di discussione in cui, partendo da noi stesse e dal nostro vissuto, confrontiamo le nostre esperienze in un contesto di attenzione e ascolto le une verso le altre. L’idea fondamentale è quella di creare un momento libero e protetto in cui si sospende completamente il giudizio, in cui ci si ascolta e ci si esprime senza commentare o consigliare le altre, senza l’esigenza di trovare una posizione comune.

Il tema scelto per l’autocoscienza è condiviso da tutte e può essere discusso in più momenti finché ne proviamo il bisogno.

Le riflessioni che emergono da alcune tematiche di autocoscienza, partendo dal sé, sia individuale sia collettivo, possono diventare spunto per la costruzione di percorsi politici anche al di fuori del momento assembleare. Ad esempio, a partire dal percorso di autocoscienza sui corpi e sui modelli di donne proposti dai mass media e dalla pubblicità, abbiamo costruito le campagne S- corporati dalla norma  e Schifosa pubblicità sessista.

L’autocoscienza è uno strumento che ci consente di prendere consapevolezza di determinati vissuti e di metterci in discussione collettivamente, portandoci spesso a scoprire che quella che pensavamo potesse essere un’esperienza strettamente personale è in realtà qualcosa di sistemico e culturale. Al contempo, l’autocoscienza è una pratica personale e liberatoria poiché ci permette di attribuire significati e pesi diversi a ciò che abbiamo vissuto.

ABORTO E OBIEZIONE

Siamo per la libertà di scelta e l’autodeterminazione di ogni donna, contro chi vuole fare della propria visione del mondo un’imposizione e un obbligo per tutte.

Non contestiamo la libertà di espressione, ma combattiamo chi fa militanza con l’obiettivo di impedirci di prendere decisioni sul nostro corpo in completa autonomia, come i cattofascisti che occupano ospedali e consultori.

In questi anni spesso abbiamo deciso di contrastare le “preghiere” degli antiabortisti di fronte alle cliniche dove si effettuano Interruzioni Volontarie di Gravidanza, perché riteniamo che infliggano alle donne, bollate come assassine, una violenza psicologica inaccettabile.

Siamo contro gli obiettori di coscienza che, appellandosi ad una propria scelta individuale (permessa loro dall’art. 9 della legge 194 sull’aborto), impediscono materialmente da una parte la possibilità di abortire, e dall’altra l’accesso alla contraccezione d’emergenza, seppur illegalmente.

Convinte che l’obiezione non sia solo da parte dei medici ma anche da chi rifiuta o rende difficoltoso l’accesso alle informazioni, abbiamo redatto una guida pratica all’IVG per la città di Bologna, reperibile all’indirizzo

Guida pratica all’IVG

Difendere la legge 194 e il diritto all’IVG non ci basta: vogliamo l’abolizione dell’art.9 che consente a medici e personale sanitario di non praticare gli aborti.

A quasi 50 anni dalla 194, l’obiezione di coscienza, che ad oggi riguarda più del 70%  del personale medico sanitario, non ha più ragione di esistere: chi sceglie di diventare ginecologo, infermiere, anestesista sa già che sarà chiamato ad effettuare IVG.

Vogliamo un accesso all’IVG libero, gratuito e garantito a tutte. Vogliamo ospedali e consultori dove non ci sia spazio per l’associazionismo cattolico “no-choice”.

Vogliamo che sia rispettato il diritto di tutte ad accedere alla contraccezione d’emergenza.

Siamo contro lo stigma che le donne subiscono quando affrontano l’interruzione volontaria di gravidanza. Per questo pensiamo sia importante creare e divulgare una narrazione dell’esperienza dell’aborto che non sia quella colpevolizzante e vittimistica di matrice cattolica, che vuole sempre le donne pentite, sopraffatte e mai autodeterminate. Crediamo che un buon modo per contrastarla sia quello del confronto, dell’ascolto e del mutuo aiuto tra donne per trovare nelle parole delle altre e nella pratica della condivisione forza ed energia. Per questo abbiamo lanciato la campagna Abortisco e #nonmipento che raccoglie testimonianze di donne che hanno abortito.

Abortisco e #nonmipento 

Nel corso della nostra attività di collettivo, abbiamo toccato con mano la frustrazione di chi è costrettə a trasferte assurde, costose e solitarie per vedersi riconosciuto un diritto. Oggi, dopo 8 anni, sentiamo il bisogno di raccontare altre storie e di mappare un altro fenomeno, quello di chi è costrettə ad allontanarsi dal luogo in cui risiede per poter accedere all’Interruzione Volontaria di Gravidanza.

Abortion Roads

 

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