Corteo antifascista e transfemminista 15 febbraio 2025

Il 15 febbraio si è tenuto un corteo antifascista e transfemmminista indetto dopo una partecipata assemblea al Cassero del 6 febbraio.

Qui di seguito l’intervento che abbiamo letto in piazza

 

I fascisti a Bologna stanno uscendo dalle fogne: organizzano ronde o annunciano di organizzarle. Attaccano, così come il governo, le persone migranti, razzializzate, le seconde generazioni.
Attaccano anche le persone LGBTQIA+, anche se con meno clamore, più di sottobanco: al Cassero a strappare gli striscioni ci vanno di notte.
Oggi siamo qui non solo per portare solidarietà a chi viene attaccato, ma anche per rispondere a queste provocazioni e per immaginare, rivendicare e pretendere una città migliore, una città transfemminista e antifascista.
Che cosa siginifica oggi nel contesto globale e locale essere donne, frocie, trans, antifasciste?
Significa purtroppo ribadire ancora cose ovvie: che l’odio verso la comnunità LGBTQIA+ ancora esiste, che siamo ancora costrette a resistere, che dobbiamo reinventarci in nuove alleanze, abbandonare identitarismi e contrattaccare. Possiamo e dobbiamo essere ancora potenza trasformativa in ogni lotta sociale.
Ci servono tutte le nostre intelligenze per affrontare gli attacchi che le nostre sorelle subiscono in ogni parte del mondo, dagli Stati Uniti di Trump alla Russia di Putin, così come in tutti quei paesi in cui guerra e genocidi colpiscono in modo particolare le donne e le persone LGBTQIA+. Ci serve tutta la nostra creatività per non cedere neanche un pezzetto della nostra agibilità di fronte all’arroganza del governo Meloni, un governo fascista che ha periodizzato anche la nostra lotta.
Tutte siamo necessarie per immaginare lotte sociali in cui essere protagoniste, senza dipendere da nessunə e per ridisegnare ancora una volta il destino di questa città. Città che vede spazi, movimenti, associazioni e realtà dal basso sempre più affaticate nel resistere ed esistere, perché le nostre vite come le nostre lotte non sono a compartimenti stagni. Dove dovremmo autodeterminare la nostra favolisità se non abbiamo, non dico una casa, ma una stanza decente in cui stare? Come faccio a sentirmi sicurə ed emancipatə se per andare via dalla famiglia di origine un lavoro non mi basta? La sicurezza che vogliamo è quella di avere un tetto sulla testa, di avere uno stipendio, di non dover subire ricatti sessisti e razzisti dai padroncini di turno. La città che vogliamo e la piazza XX settembre che vogliamo è quella dove le violenze che ci sono vengono capite, accolte e analizzate, non cancellate con una serie di eventi: questa non è sanremo e noi non saremo spettatrici annoiate.
Vogliamo una città per tuttə: senza razzismo e sopraffazione delle forze dell’ordine, senza bottegai, senza airbnb, senza molestie e violenze di genere. Siamo sicure che l’appuntamento di oggi ha risvegliato una nuova voglia di fare politica: abbiamo bisogno di un transfemminismo che sappia guardare in faccia la realtà più che i lunghi elenchi delle cose che ci dividono. Il futuro che ci aspetta sarà faticoso ma non è possibile sottrarci: è arrivato il momento di scegliere, si può stare in disparte a raccontarsi quanto si è puri, oppure si può fare qualcosa di utile come affrontare il fascismo faccia a faccia, la militarizzazione, la brutalità del capitalismo con legami di solidarietà e rispetto. Noi ribadiamo la nostra scelta, quella di un antifascismo militante e transfemmenista, come il 9 novembre così oggi, vogliamo tessere alleanze con tuttə lə antifasciste di questa città, oguna con le sue pratiche, tuttə con la stessa rabbia