Sabato 13 giugno saremo impegnate, per l’ennesima volta, a cacciare via gli antiabortisti dalla città. Questa volta il brusio becero delle loro preghiere si è dato un appuntamento nazionale davanti all’ospedale Maggiore, ma probabilmente verranno spostati in Piazza San Domenico o in qualche altra piazza centrale. Cattolici integralisti, fascisti, preti e reazionari si riuniscono con l’obiettivo di toglierci la libertà di gestire autonomamente il nostro corpo, i nostri bisogni e i desideri. Come ogni volta noi ci saremo per ribadire che a Bologna non c’è spazio per antiabortisti e fascisti e mai ci sarà e che l’attacco all’aborto è un attacco all’autodeterminazione di ogni singol@ che vuole scegliere liberamente come vivere, per questo la lotta delle donne è la lotta di tutt@.
Finché anche solo uno di questi no194 metterà la testa fuori da una chiesa noi saremo pronte a contestarlo, perché sulle scelte delle donne decidono le donne. Da troppo tempo ormai il nostro collettivo deve mettere a tacere questa triste messa in scena. Eppure non ci stancheremo mai di dire che il problema non sono le donne che abortiscono ma i medici che fanno obiezione di coscienza non garantendo, e anzi spesso ostacolando, il diritto a ricorrere all’Interruzione Volontaria di Gravidanza negli ospedali pubblici. La piaga dell’obiezione di coscienza è arrivata a dei livelli tali (circa il 70% dei ginecologi) da svuotare di significato il contenuto della legge 194. Per questo sabato 13 non andremo a cacciare gli antiabortisti solo per difendere la 194, ma per dire che così com’è questa legge non ci basta. Rilanciamo al rialzo perché vogliamo una volta per tutte l’eliminazione dell’articolo 9 che prevede la possibilità per i medici di rifiutarsi di fare le IVG. Vogliamo che l’accesso all’IVG sia garantito a tutte, in qualunque luogo si trovino. Vogliamo degli ospedali in cui in corsia non rischiamo di ritrovarci davanti preti e obiettori.
Pensiamo che non ci sia un solo modo per contestare gli antiabortisti, le nostre pratiche sono tante e svariate, scegliamo di volta in volta quale usare ma sempre rifiutando il pensiero che vuole le donne portatrici sane di nonviolenza.
Sappiamo bene che la lotta per l’IVG è la lotta di tantissim@, non solo di collettivi e attiviste ma di chi quotidianamente attraversa i luoghi cittadini come gli ospedali. Per questo chiediamo a tutt@ di esserci il 13 giugno davanti al Maggiore o in Piazza San Domenico o ovunque saranno per dire che la 194 non ci basta e che l’autodeterminazione dei corpi va oltre leggi e referendum. La cacciata degli antiabortisti può venire solo da noi, insieme. Parliamo delle nostre lotte e dei nostri bisogni ovunque, al lavoro a scuola, in quartiere. Facciamo che le nostre rivendicazioni siano un passaparola comprensibile anche per chi non è abituato ad assemblee o non ha una master in critica di genere. Non stiamo ad aspettare l’intervento delle istituzioni che con la scusa di far cessare le preghiere davanti agli ospedali non perde occasione per restringere le nostre libertà di manifestare. Quelle stesse istituzioni che su altri fronti ci fanno piovere addosso denunce, fogli di via e divieti di dimora per intimorirci. Dov’era la loro indignazione quando contestavamo i rosari antiabortisti di fronte al S. Orsola, scontrandoci con un muro di indifferenza tanto da essere costrette a interrompere il consiglio comunale? Non vogliamo che il 13 giugno e la lotta antisessista diventino il teatrino estetico del pd bolognese, o di altri gruppi politici, per spartirsi fama, voti, seguito, o pubblicità di ogni sorta. Delle foto, dei giornali e di quanto possiamo apparire “buone e brave” su repubblica per mezza giornata ci interessa ben poco: se le notizie sono falsate la colpa è dei giornalisti non di chi lotta con pratiche legittime contro il patriarcato. Ci interessa invece che ogni donna che decide di autodeterminarsi possa trovare sicurezza e forza nei nostri contenuti.
Invitiamo tutte le forze antifasciste a cacciare via i no194!
Fuori i preti dalle mutande!