Oggi, davanti all’ospedale S.Orsola, in tantissimə ci siamo ripresə lo spazio che ogni mercoledì mattina un gruppo di preganti della AS Papa Giovanni XXIII occupa per recitare macabre preghiere contro l’autodeterminazione di chi sceglie di abortire.
Alla loro colpevolizzazione abbiamo risposto con le nostre rivendicazioni e le testimonianze delle nostre esperienze di riappropiazione dei nostri corpi.
Degli antiscelta non ne possiamo più, non vogliamo vederli fuori dagli ospedali e soprattutto dentro. Al Sant’Orsola, nella sedicente fantastica sanità emiliana, 7 medici su 10 sono obiettori.
Siamo stufə e arrabbiatissimə: basta obiezione!
Ma quale stato, ma quale Dio: sul mio corpo decido io!
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Qui il comunicato che abbiamo letto:
Ogni mercoledì mattina, dalle 7:00 alle 7:30, proprio qui, in questo luogo, potete trovare appeso uno striscione contro l’aborto e un gruppetto di persone, quasi tutti uomini, impegnate nella recita del rosario. Chi sono? Sono gli ANTI-SCELTA dell’associazione Papa Giovanni XXIII che, di fronte ad una struttura sanitaria pubblica, alzano il loro dito moralizzatore contro tutte le donne e le persone gestanti che decidono di scegliere se portare avanti o meno una gravidanza. No, non stanno solo pregando! La loro presenza, le loro preghiere, il loro striscione hanno un forte impatto sulle donne che hanno la sfortuna di incrociarli. Perchè non lasciano dubbi, per loro non esiste un diritto alla scelta, per loro le donne sono vittime, peccatrici da salvare, che devono diventare madri in nome di una millantata sacralità di una vita che non è nemmeno stata data.
Giá nel 2014 ci siamo accorte di questa violenza psicologica giudicante perpetrata tranquillamente in un luogo pubblico e laico, proprio davanti all’ingresso di ginecologia, dove passano le donne che fanno scelgono l’ivg e il personale medico che lo pratica. Per questo decidemmo di richiamare l’attenzione con dei presidi svolti in contemporanea ai no-choice,con la controinformazione femminista e con l interruzione del consiglio comunale per portare la questione all’ordine del giorno.
Nessuna risposta da parte dell’amministrazione, se nn un semplice “non possiamo impedire alla gente di pregare”. Non ci stupiamo di questa risposta, tuttavia,con le nostre azioni siamo riuscite a ottenere che i preganti no-choice si spostassero dall ingresso antistante a ginecologia dove passano le donne, al retro , in un punto più distante, dove incontrare il loro inquietante sguardo giudicante è molto meno immediato: infatti è importante che nessuna donna li incontri nel percorso della loro scelta e per questo è un bene monitorarli e segnalarli .
La Papa Giovanni XXIII è una delle numerose organizzazioni che compongono il movimento ANTISCELTA, sedicente “provita”, che fa parte di una rete internazionale molto potente, molto ricca e con numerosi agganci politici. Questo movimento ha nell’opposizione alla pratica dell’aborto la sua ragione di essere. Nel portare avanti la loro battaglia non si fanno scrupolo a diffondere false informazioni: sul loro sito internet affermano che “le pillole del giorno dopo e dei 5 giorni dopo […] hanno un effetto abortivo” e che la pillola abortiva RU486 “ha forti controindicazioni per la salute fisica e psichica della donna”. Noi che ci siamo informate, che siamo sostenute da ginecologhe e ostetriche compagne, ben sappiamo come queste informazioni sono false e non hanno fondamento scientifico, ma non tutte sono attiviste femministe! Non tutte si leggono articoli scientifici sulla pillola RU486! Ad ogni donna deve essere garantito l’accesso ad un’adeguata informazione sanitaria in materia di aborto, salute sessuale e riproduttiva, un’informazione che sia scientificamente fondanta e libera da convinzioni religiose.
Questo è quello che dovrebbe essere garantito dal sistema sanitario pubblico di uno stato laico. E invece che succede oggi in Italia? Succede che la Giunta regionale del Piemonte permette ufficialmente l’ingresso delle associazioni antiscelta nei consultori, e che un suo assessore celebri l’evento dichiarando che “La cultura della morte in Piemonte ormai è sconfitta”.
La possibilità di interrompere una gravidanza è stata riconosciuta 43 anni fa dalla legge 194. Dal 1978 le donne lottano perchè il diritto all’aborto venga riconosciuto pienamente, denunciando l’odioso fenomeno dell’obiezione di coscienza che fa sì che personale sanitario pubblico possa decidere di NON svolgere parte del proprio lavoro, rifiutandosi di prestare un servizio medico essenziale ed urgente. Il 24 giugno scorso l’Europarlamento ha finalmente riconosciuto che la negazione dell’assistenza all’aborto è una forma di violenza di genere e che l’obiezione di coscienza individuale non può interferire con il diritto della paziente di avere pieno accesso all’assistenza e ai servizi sanitari. Ma questa non è una vittoria e noi oggi siamo qui perchè, nonostante le istituzioni abbiano parzialmente riconosciuto le rivendicazioni che le donne sostengono da sempre, oggi, qui, noi abbiamo ancora GLI ANTISCELTA DAVANTI AGLI OSPEDALI PUBBLICI e GLI OBIETTORI DENTRO GLI OSPEDALI PUBBLICI! Quest’anno, servendoci della legge che consente l’accesso generalizzato ai dati e ai documenti della pubblica amministrazione, come NUDM abbiamo lanciato una mappatura nazionale dell’obiezione di coscienza, per ottenere indicazioni precise sulla percentuale di personale obiettore in servizio in tutti gli ospedali e in tutti i consultori di ogni regione Italiana! Qui, all’ospedale Sant’Orsola, su 38 ginecologi 27 sono obiettori di coscienza, il 71%!! Proprio qui! Nel capoluogo della regione che non manca mai di farsi vanto del proprio sistema sanitario!
Da più di 40 anni lottiamo per una piena autodeterminazione sessuale e riproduttiva e gridiamo a gran voce che la maternità non è il nostro destino predefinito. I sedicenti prolife provano in tutti i modi ad ostacolare la nostra autonomia colpevolizzandoci nel momento in cui decidiamo di abortire e portando avanti una pericolosa campagna antiabortista che si articola in disinformazione, stigmatizzazione e drammaticità attorno all’esperienza abortiva. Noi che parliamo di aborto perchè abbiamo abortito, sappiamo bene che non è così! Al contrario di ciò che sostengono gli antiscelta l’aborto è una procedura sicura, ed è la loro disinformazione ad essere altamente pericolosa e nociva per IL BENESSERE E LA SERENITÀ DELLE DONNE.
Oggi, all’interno della settimana transfemminista, siamo qui, per denunciare ogni attacco subdolo degli ultracattolici che cercano da sempre di ostacolare la nostra libertà di scegliere. E ben sappiamo come l’obiezione di coscienza sia divenuta uno strumento politico promosso sopratutto da cattolici ed esponenti del movimento per la vita per ostacolare la piena e corretta applicazione della 194.
Siamo stufe di sentirci in colpa nel momento in cui scegliamo per la nostra vita, Ci siamo stufate di trovare così tanti ostacoli nel momento in cui entriamo in una struttura pubblica e richiediamo una corretta procedura per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza. Non tolleriamo più di trovare gli antiscelta nei cosultori e gli obiettori negli ospedali.
Basta! Sui nostri corpi, sulla nostra salute,sul nostro piacere decidiamo noi !!!