G8 GENOVA: NON E’ FINITA! Dieci, nessun@, trecentomila…

 

Il 13 luglio a Roma ci sarà la sentenza di Cassazione che vede imputati 10 manifestanti arrestati durante le giornate di contestazione del G8 di Genova 2001.

Il reato che viene loro contestato è devastazione e saccheggio.

 Ma dove nasce il reato devastazione e saccheggio?

Questo reato, previsto dall’art. 285 del codice penale, venne istituito nel 1930, in piena dittatura fascista, dal codice Rocco e venne successivamente integrato dall’art. 419 del codice penale “Devastazione e saccheggio”, che è inserito nel libro II, al titolo V, dei delitti contro l’ordine pubblico e dispone: “Chiunque fuori dei casi previsti dall’art. 285, commette fatti di devastazione o saccheggio è punito con la reclusione da otto a quindici anni.”

“Devastazione e saccheggio” è un reato che non era stato più contestato dall’immediato dopoguerra e che è stato rispolverato dalla Procura di Genova per i fatti del G8 del 2001, dopo due tentativi: uno fallito, a Torino, per la manifestazione per la morte di Baleno del 4 aprile 1998; e uno riuscito, a Roma, nel 2002, nei confronti di alcuni ultras.

Gli elementi che integrano il reato sono: l’ordine pubblico messo in crisi e il danneggiamento ripetuto di beni, anche tramite compartecipazione psichica tra gli imputati. Per dirla in breve, non occorre aver effettivamente “devastato”, ma è sufficiente essere presente mentre gli altri devastano!!

Ma come mai per una vetrina rotta viene data l’accusa di devastazione e saccheggio, che prevede pene dagli 8 ai 15 anni di carcere? Come mai non è stato contestato il reato di danneggiamento (che prevede pene da 6 mesi a 3 anni di reclusione)?

La Cassazione ha ribadito e sottolineato che il problema più grosso che nasce dal reato di “devastazione e saccheggio” è dato da una descrizione del reato non precisa. Si tratta, infatti, di una somma di condotte, ciascuna delle quali, se presa singolarmente, sarebbe punita in modo meno grave da altre norme penali. Tutte le condotte sono unificate solo per il fatto di essere riconducibili al “significato tradizionale” non meglio precisato o precisabile del termine ‘devastazione’. I giudici, di volta in volta, infatti, hanno potuto e dovuto riempire di significato un reato che presenta degli evidenti profili di incostituzionalità. Primo perché le condotte punibili non sono chiaramente identificate, come abbiamo già detto (e in questo caso si violerebbe l’art. 25 della Costituzione); secondo perché non è identificabile il soggetto che può compiere effettivamente atti di devastazione.

Risulta quindi evidente l’accanimento giuridico portato avanti ai danni di questi manifestanti, con lo scopo di creare un processo esemplare.

Siamo in un momento in cui, chi rompe una vetrina rischia 10 anni di reclusione, e chi tortura per 3 giorni delle persone che non hanno commesso alcun reato privandole di tutti i diritti umani vede cadere in prescrizione i reati commessi e fa carriera all’interno delle forze dell’ordine, degli apparati militari e degli apparati statali.

Per questo è importante non lasciare cadere l’attenzione su ciò che sta succedendo a queste persone ed essere in tanti e tante il 13 luglio, al presidio che si terrà in piazza Maggiore dalle 10.30, per dire che:

GENOVA NON E’ FINITA!!

per maggiori informazioni sulla campagna 10X100: http://www.10×100.it/

Collettivo Femminista Mujeres Libres Bologna: mujereslibresbologna.noblogs.org/