nessuna linea guida contro l’autodeterminazione delle donne

Nel  luglio 2008 gli assessori regionali preparano il piano socio sanitario 
regionale. All'interno del piano viene delineata la bozza delle"Linee 
d'indirizzo per i piani di zona per la salute ed il benessere sociale per una 
piena applicazione della 194/78" . 
Il documento, poi, passa direttamente nelle mani della giunta, poiché 
l'approvazione delle cosiddette “linee guida” non prevede infatti nell'iter 
legislativo la consultazione del consiglio Regionale. 
Cosa sono esattamente le linee guida di applicazione della l.194, legge che 
regolamenta l'interruzione di gravidanza alla donna? 
Sono indicazioni della regione agli enti locali, da seguire nei casi di 
richiesta dell'interruzione volontaria di gravidanza in ambito socio-sanitario, 
linee guida per la promozione della maternità.
Il 20 ottobre 2008, la giunta regionale approva “A voti unanimi e palesi” le 
linee guida e delibera:
1. di approvare le linee di indirizzo per la tutela sociale
della maternità e sull’interruzione volontaria della
gravidanza nell’ambito dei piani di zona per la salute e
il benessere sociale, parte integrante della presente
deliberazione;
2. di pubblicare la presente deliberazione sul Bollettino
Ufficiale della Regione Emilia-Romagna.
Al terzo comma del documento si legge:
La Legge 8 novembre 2000, n. 328, costituisce il quadro di riferimento per la 
realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali.
Alcune esperienze in essere di accordi di programma tra enti locali e 
distretti individuano una programmazione integrata sui percorsi delle maternità 
difficili, promuovendo
così nei territori distrettuali forme di aiuto e sostegno per le donne che 
vivono l'esperienza della gravidanza e della maternità in assenza di idonea 
rete parentale di supporto o in povertà di risorse economiche e creando reti 
coordinate tra servizi sociali, consultori familiari, centri per le famiglie, 
unità operative ospedaliere di ostetricia e ginecologia, associazioni di 
volontariato e altre risorse formali e informali del territorio tali che 
possano rilevare donne gravide/mamme in difficoltà e con problematiche sociali 
e attivare forme di supporto, sin dall’inizio della gravidanza, così da 
prevenirne l'interruzione.
Di fatto, con queste linee guida viene autorizzata la presenza stabile, 
all'interno dei consultori pubblici e dunque laici, di associazioni cattoliche 
come il movimento per la vita. Il movimento per la vita è un'associazione 
cattolica, finanziata dalla chiesa, che opera contro l'interruzione di 
gravidanza, limitando la libera scelta della donna.