Buon Compleanno 194! TORNIAMO A PARLARE DI AUTODETERMINAZIONE!

MANDIAMO IN CRISI L’OBIEZIONE!

Dal 1978 in italia l’aborto è legale ed è un diritto sancito dalla legge 194.

Grazie a questa legge le donne sono libere di abortire se lo desiderano o se la gravidanza mette in pericolo la loro vita. Ma dal 2005 qualcosa sta cambiando: il numero di obiettori/trici di coscienza tra il personale sanitario è in aumento.

 

Infatti  le associazioni di ginecologhe/i e l’opinione pubblica hanno già lanciato l’allarme: tra qualche anno non sarà più possibile abortire in un ospedale pubblico perchè non ci saranno più medici disposti a farlo!

Con l’articolo 9 della legge 194 si permette ai/alle ginecologi/ghe, infermieri/e, anestesisti/e e ostetriche/ci di rifiutarsi di praticare aborti chirurgici e di prescrivere la pillola abortiva RU486, ma lo stesso articolo non regolamenta il numero necessario di personale medico perché il diritto della donna sia tutelato.

I dati forniti dal Minestero della Salute confermano l’allerta mediatica: in 4 anni (2005-2009) l’obiezione di coscienza tra i/le ginecologi/he è passata dal 58,7% al 70,7% su tutto il territorio nazionale.

In alcune regioni come  Sicilia, Basilicata, Puglia, Veneto, Abruzzo, Lazio, Molise, Campania e Provincia Autonoma di Bolzano più del 75% dei/delle ginecologi/he ha scelto di obiettare.

Quello che ci chiediamo è: se l’aborto è un diritto di scelta delle donne, possiamo dire che questi dati lo garantiscono?

Quante donne sono costrette a spostarsi da una città all’altra in cerca di un ginecologo o di una struttura  ospedaliera perchè hanno deciso che quel momento non era quello giusto per avere un figlio?

E’ vero che ci sono regioni come Liguria, Sardegna, Valle d’ Aosta ed Emilia Romagna dove l’obiezione si ferma alla metà dei/lle ginecologi/ghe presenti sul territorio, nonostante anche qui sia in aumento. Ma se tutte le donne che vorranno abortire si affideranno alle strutture di queste regioni i tempi di attesa  aumenteranno e, di conseguenza, il rischio di  complicazioni nell’intervento ai danni della donna.

Non vogliamo lanciare allarmismi che forse dai numeri soprattutto dell’Emilia Romagna non sembrerebbero necessari, ma vogliamo ribadire che dobbiamo mantenere alta l’attenzione sui continui attacchi che vengono fatti contro la libertà di scelta delle donne.

Se il nostro diritto ad abortire passa in secondo piano rispetto al diritto all’obiezione del personale medico e se la crisi viene utilizzata come pretesto per smantellare il welfare, che di fatto è ciò che permette a noi donne di essere più autonome e indipendenti, è necessario difendere quello che abbiamo conquistato.

Riprendiamo in mano le nostre vite e le nostre sessualità, senza deleghe e senza aspettare che sia qualcun’altro a decidere per noi.

Ritorniamo nei luoghi che abbiamo voluto, costruito, e lottato per avere. I consultori sono stati una conquista del movimento delle donne, così come la legge 194.

OGGI 22 MAGGIO, A 34 ANNI DALL’APPROVAZIONE DI QUESTA LEGGE CI CHIEDIAMO SE NON SIA NECESSARIO CHE  IL MOVIMENTO DELLE DONNE TORNI ALL’INTERNO DEI CONSULTORI.

IN MOLTE CITTA’ D’ITALIA LE DONNE HANNO RIAPERTO LE ASSEMBLEE ALL’INTERNO DEI CONSULTORI, A BOLOGNA POSSIAMO PERMETTERCI DI IGNORARE LA QUESTIONE SOLO PERCHE’ SUL NOSTRO TERRITORIO NON E’ ANCORA DIVENTATA UN’EMERGENZA?