Comunicato ufficiale del collettivo femminista Mujeres Libres
sui fatti occorsi lo scorso 8 Dicembre 2012.
<<Signora non mi guardi così male! Se si sta chiedendo perché sembro mezza nuda non si preoccupi, non sono pazza – vabbeh un po’ sì, effettivamente ieri ha nevicato – e guardi che non sto cercando di venderle niente… questa è una campagna per denunciare quelle SCHIFOSE PUBBLICITA’ SESSISTE che, a quanto pare, secondo i pubblicitari sono l’unico modo per vendere qualsiasi cosa… su, signora prenda il comunicato e il volantino contro il Motor Show>>
<<No, ragazzino non hai capito, ora non sono fatta! E no, non ti do il nome del mio pusher! Siamo conciate così perché stiamo lanciano un campagna politica contro le pubblicità sessite. No, guarda io non ho nulla contro la nudità, altrimenti perché mi sarei (s)vestita così? Il nostro problema è contro chi impone alle donne di avere sempre un corpo perfetto, magro, abbronzato, senza segni distintivi, con “due tette così”… ci sei mai stato al Motor Show? Ah bene ci sei stato oggi e ci sei andato per vedere le macchine o le donne mezze nude spalmate su un cofano? Dai dimmi la verità… Beh oggi siamo qui anche per questo: per denunciare il fatto che anche quella fiera è un’enorme pubblicità sessista: sono donne vere quelle o sono solo un modo per venderti una macchina o un tostapane? >>
<<Certo belle che vi lascio un po’ di adesivi! E mi raccomando appiccicateli per bene ovunque ci sia una pubblicità sessista! >>
<<Oh io sarò un cesso (per te), ma almeno non sono photoshoppata! Problemi? Valà prendi qua, che magari in quel cervello entra qualcosa di intelligente! >>
Ebbene sì, finalmente ce l’abbiamo fatta!
Abbiamo lanciato la nostra campagna contro le pubblicità sessiste sabato pomeriggio in via Indipendenza, la via dello shopping, della narcolessia natalizia e della T-pedonalizzata-anticrisi capitalista del week end e del macchissenefrega-se-il-resto-della-settimana-ti-viene-un-cancro-senza-maschera-antigas-da-tanto-smog-che-c’è!
E sì, siamo state bravissime perché siamo sopravvissute al gelo, all’immacolata concezione auricolare, alla neve di dicembre, e siamo pure riuscite a legare quest’azione alla Human Motor (la critical mass che arriva giusta davanti alla fiera del sessismo made in Bologna: il Mostro Motor Show).
Questa performance è stata la degna uscita pubblica del percorso iniziato tra le mura del collettivo la primavera scorsa, un percorso ad ostacoli che partendo dal corpo è arrivato a farci alzare un sabato mattina più o meno all’alba, con la stanza freddissima e illuminata da una luce strana.
È stata una sveglia un po’ traumatica, era nevicato tutta notte, ma pure il giorno prima, e il primo pensiero di quel sabato è stato: ma devo proprio uscire con tutto sto freddo? Ma dovrò proprio spogliarmi oggi? Ma non posso dormire e basta? Ma chi me lo fa fare di fare militanza oggi, di farmi decine di chilometri in bicicletta per la critical mass e prima di prendere freddo al culo, a piedi e mezza nuda in via Indipendenza? Ma chi me l’ha fatto fare di diventare femminista e di entrare pure in un collettivo di pazze?
Fortunatamente il catastrofismo mattutino è passato dopo un paio d’ore, un riscaldamento acceso di una casa-ostello della gioventù-porto di mare che ormai ha adottato il collettivo quando ci sono in programma azioni in centro, e sì, va bene, anche grazie al limoncello della nonna e ad un paio di bottiglie di Borghetti. No, anzi non è vero.
Ci siamo iniziate a scaldare quando ci siamo ritrovate tutte, ci siamo guardate in faccia, abbiamo deciso di fare l’azione nonostante la neve e il freddo – perché tanto l’anno scorso ha nevicato anche a fine febbraio e non possiamo rimandare in eterno – . Abbiamo iniziato scaldarci svuotando borse e zaini pieni di parrucche, trucchi, svariate decine di calzamaglie a testa, maglie termiche, pile, maglioni di lana color carne, e altre maglie color pseudo-carne (effettivamente erano nocciola, perché a noi ci piace il meticciato ed essere multicolor), reggicalze, auto-reggenti, guanti e abbiamo iniziato a scaldarci quando abbiamo iniziato a (S)vestirci.
C’era l’addetta al disegno dei capezzoli, l’esperta di pelo e contropelo, la donna che disegna le più belle vagine del mondo e quella dello smile sul culo; c’era il comitato meglio una calzamaglia in più, e quello del “Non mi riesco più a muovere, oddio mi si è bloccata la circolazione!”; c’era la crew del baffo e del sopracciglio selvaggio e quella del perizoma che così si vedono i peli sul buco del culo!
Ed infine c’erano loro: Le Frangette Estreme (per la liberazione delle doppie punte) che hanno portato una ventata di energia, un effettivo color carne rigato-maculato, una quantità improbabile di parrucche rosa, una manichina e una sana dose di queering alla nostra già poca austerità femminista.
Ne abbiamo parlato giusto ieri sera .
Ci siamo scaldate un sacco ritrovandoci così affiatate nei contatti, nell’idea e nella complicità che questa perform-azione ci ha ridato dopo un periodo da segregate tra le mura del collettivo.
Ci ha scaldato un sacco vedere che quest’ azione, per quanto simbolica e pazzoide, ha trovato molte risposte positive anche in una via di shopping.
Ci ha scaldato un sacco pensare che la riproporremo anche solo per un Occupy–Il–Cinno–Bolognese, che tanto ci ha fatto tanto ridere e anche un po’ incazzare.
Ci ha scaldate un sacco e speriamo che abbia scaldato anche voi che magari ci avete visto scorrazzare sabato scorso, che eravate informate dell’azione, ne avevate il sentore, avete un problema di dipendenza dai social, che siete capitate su questo blog per caso, ci siete capitate perché l’avete visto scritto su un adesivo attaccato per segnalare una schifosa pubblicità sessista, che leggete questa mail perché siete in qualche intasata mailing-list di qualsiasi genere o che magari aspettavate da tempo questo comunicato-molto-poco-serio dall’altra parte dell’Adriatico o dell’Oceano.
In fede,
Bologna, 13 dicembre 2012.