l 25 aprile scendiamo in piazza come femministe e come antifasciste per ribadire che è inimmaginabile una lotta al sessismo che non sia antifascista.
Certo, non tutto il sessismo viene dal fascismo, ma il fascismo è sempre sessista ed è per questo che, da femministe, non possiamo che essere antifasciste. Di base, nell’ideologia fascista la donna viene identificata con il suo utero: è, cioè, un contenitore per sfornare figli da mandare a combattere o per diventare lavoratori sottopagati. Nel privato il modello femminile propugnato è quindi quello della moglie e della madre devota, nel mercato quello della lavoratrice con stipendio sempre inferiore a quello degli uomini, nel pubblico deve essere fedele alla patria.
Basta guardarsi attorno per notare che questi stereotipi non sono del tutto scomparsi dopo il ’45 (e che sia dunque ancora necessario continuare a lottare per scardinarli): l’impostazione del welfare è tutt’ora quella familista che privilegia i modelli di famiglia tradizionale (formata da uomo, donna e prole, meglio se numerosa), escludendo le altre forme che da essa si allontanano. Tutt’oggi rifiutare la maternità come scelta di vita, essere lesbica, avere relazioni aperte e non eteronormate, fare il “maschiaccio”, essere poco cortese e disponibile, avere una sessualità libera, fare dei lavori non da “signora”, per una donna significa soffrire e spesso aver bisogno di giustificarsi con gli altri.
Nell’odiare le donne, il fascismo e il patriarcato non possono che combinarsi al meglio. Un esempio lampante viene da un volantino scritto per l’8 marzo da quei poverini di Lotta Studentesca (gruppo di studenti con molto tempo libero, fedeli e obbedienti a qualche “cervellone” di Forza Nuova, partito di estrema destra) che con furbizia non dimostrano una misoginia diretta, ma lo fanno subdolamente con tanto paternalismo e pena. A noi donne degenerate della vita moderna, ci accusano di aver colpevolmente perso la nostra naturale femminilità “senza sfacciataggine”, vogliono restituirci “la timidezza, il rossore sulle guance, la delicatezza e dolcezza che ci distingueva dagli uomini”. Per loro piacere vogliono “belle ragazze fatte di carne con i bei fianchi, belle da vedere e da toccare”. Insomma, i figlioletti di Forza Nuova non solo ci vogliono servizievoli e obbedienti, ma anche belle e accessibili.
È anche per la presenza in città di camerati di estrema destra come questi che pensiamo sia necessario ricordare l’importanza dell’antifascismo militante, culturale e femminista. Così come ci battiamo contro il cattolicesimo fondamentalista e altre forme di patriarcato, non possiamo chiudere gli occhi di fronte ai fascisti, quelli che sembrano parodiare se stessi con teste rasate e presidi di 4 o 5 elementi difesi dai blindati, e quelli invece in doppio petto nascosti nelle istituzioni. Così come abbiamo cacciato Casa Pound, arriverà anche il loro turno.
Sono passati 70 anni e siamo ancora convinte della necessità (e doverosità) dell’attività armata della Resistenza, ma è anche grazie ad altre pratiche conflittuali, che costituirono una rete di mutualismo e solidarietá, che il fascismo è stato vinto. Perciò pensiamo che alla lotta al neofascismo debbano essere affiancate altre forme di resistenza, praticabili oggi e nel nostro quotidiano: pratiche valide come scioperare per migliori condizioni materiali, difendere la propria terra da chi vuole occuparla per ricavarne profitti, non avere paura di essere antifasciste e femministe nei luoghi lontani dalla militanza, ed isolare moralisti, bigotti e collaborazionisti dei padroni. Opporsi all’attuale sistema di oppressione che ci vuole consumatrici e lavoratrici precarie e sfruttate significa anche mangiare insieme in mense autogestite e cucinare con prodotti che non vengono dalle multinazionali del cibo ipocrite, come Eataly e cattive da sempre, come McDonalds; significa sostenere le occupazioni, non lavorare gratis, sabotare, scrivere, manifestare; significa giocare con i nostri ruoli di genere fino a stravolgerli e annularli, non stancarsi mai di disobbedire e di attraversare la città in meravigliosi cortei.
La resistenza è un insieme di pratiche e valori attuabili da tutt@, e che oggi risultano ancora necessari per fare in modo che ciò che adesso non ci piace non succeda più. È sovvertire, insorgere, resistere slegandosi dal fastidioso binomio donna = pace e uomo = guerra, per prenderci i mezzi che ci spettano ed essere ciò che vogliamo.
Mujeres Libres
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Con sessismo si intende il meccanismo culturale che attribuisce determinati ruoli alle persone in base al loro sesso biologico (per esempio, se nasci donna da te ci si aspetta che tu sia per forza “sensibile” e ti occupi della cura delle persone).L’ antisessismo è il rifiuto di discriminare qualcun@ in base al proprio genere o sesso, inoltre “vuole” che le persone siano libere di vivere le proprie vite fuori da modelli imposti culturalmente in base al sesso