3 luglio 2021_Bologna_RIVOLTA PRIDE!

Siamo arrivate finalmente al pride, un pride diverso dagli altri anni che vede un forte coinvolgimento delle realtà conflittuali nella sua partecipazione, un pride preceduto da una settimana transfemminista che ha riportato in città le questioni come la violenza sulle donne e di genere che durante la pandemia si sono acutizzate e che, con la scusa della solidarietà nazionale, non erano sicuramente all’ordine del giorno. Ciononostante è davvero ogni giorno che contiamo donne uccise, molestie e aggressioni verso tutte le soggettività che non rispondono alle noiosissime regole dell’eterosessualità e della famiglia tradizionale, vero nido della violenza strutturale. Durante la settimana transfemminista siamo tornate all’ospedale S. Orsola per puntare il dito ancora una volta a chi fa della famiglia tradizionale il proprio tesoro cioè i preganti provita o meglio antiaborto della Papa Giovanni XXIII che si mettono lì davanti per mascherare la loro misoginia e il loro odio verso le libere scelte con delle preghiere. Si vestono da uomini timorati di dio ma sono delle merde reazionarie che dobbiamo ricacciare nelle sacrestie. Era il 2015 quando con una mobilitazione dal basso centinaia di donne hanno detto che no non ci stavano a vedere i loro giudizi mentre si andava ad abortire in un ospedale pubblico. Li abbiamo cacciati e fatti spostare, la grande vittoria, oltre il loro fastidio di cui ancora possiamo farci vanto, è stata la presa di parola cittadina dal basso che smaschera ancora una volta come dietro la battaglia per l’aborto ci sono degli interessi importantissimi e non solo 4 sfigati con la passione per Gesù. All’ospedale Sant’Orsola, su 38 ginecologi 27 sono obiettori di coscienza, il 71%!! Proprio qui, nel capoluogo della regione che non manca mai di farsi vanto del proprio sistema sanitario! Ricordiamo ancora una volta che l’obiettore è un medico che seppur pagato ostacola la libera scelta delle donne non compiendo parte del suo lavoro: gli obiettori sono una piaga da eliminare totalmente, non c’è possibilità di conciliazione. I provita, i no gender o, meglio, i no choiche esistono e sono ovunque e negli anni purtroppo sono cresciuti sempre di più. Dopo la Papa Giovanni xxiii abbiamo analizzato la propaganda femminile di di Forza Nuova con il gruppo Evita Peron che anni fa promuoveva un modello femminile a oggi perfettamente raffigurato da Giorgia Meloni ben adorata dalle reti ultracattoliche d’oltreoceano. Mettiamoci una donna di carriera potente e protetta ad incarnare la cristianità liberista e reazionaria, che idea geniale! E così è stato: da una parte antiabortisti dal basso e picchiatori della prima ora, dall’altra la donna ben vestita, bianca, che accede alle pari opportunità: una madre italiana bianchissima. Le reti no gender e i neo fascisti di mezzo mondo sono ben legati tra loro. Le loro reti sono ovunque, dalla parrocchia di paese che sembra il massimo dell’ingenuità, ai partiti di destra più importanti d’Europa. Non sono più preti bavosi o camerati novecenteschi ma sono giovani, colorati, portano avanti pratiche movimentiste e gli piacciono le donne al governo, soprattutto se si chiamano Le Pen o Meloni.

È ora di prenderli molto seriamente: sono ben finanziati, parliamo di miliardi di dollari provenienti da fondazioni legate a patriarchi russi, ricchi imprenditori, campagne di crowdfunding internazionale, gruppi religiosi cristiano evangelici e persino fondi pubblici.
Negli ultimi 30 anni hanno costruito una struttura che va ben oltre la comunicazione e la pressione politica, ma che consiste oggi in scuole di giurisprudenza per formare avvocati anti gender che erogano borse di studio; hanno uffici in tutti i centri decisionali politici in Europa, a Bruxelles, Strasburgo, fanno meeting internazionali segreti in cui si danno delle linee guida da attuare nel lungo periodo ognuno nel proprio territorio.
Non è solo una questione religiosa, ma è anche legata al profitto, perché l’ordine eteropatriarcale è quello che consente la riproduzione capitalistica: è al profitto che serve un mondo di famiglie tradizionali individualiste che producano e si riproducano.
In Italia questa gente si chiama Pillon, Gandolfini, Pro Vita E Famiglia, è attiva dentro La Lega, Fratelli d’Italia, Forza Nuova, Casa Pound, avevano addirittura una scuola per formare “gladiatori cristiani” in un monastero medievale a Trisulti che il Ministero dei Beni Culturali ha praticamente regalato loro: sono nazionalisti razzisti sovranisti cattofascisti e continuano a mobilitarsi.

Il silenzio della sinistra istituzionale non è solo indifferenza ma estrema complicità.,. spesso nascosto da un’idea di falsa democrazia in cui anche i fascisti possono dire la loro. Non schierarsi o addirittura sostenere come i peggiori codardi istanze cattoliche e omofobe vuol dire essere dalla loro parte. E la loro ipocrisia aumenta quando nelle amministrazioni locali solo a fini elettorali e antidegrado promuovono gentrificazioni gay friendly fatte di locali per bene e calzini arcobaleno. Che cosa ce ne facciamo di posti dove spendere soldi che non abbiamo se non si trova uno straccio di lavoro perché lesbica o trans? Che cosa ce ne facciamo delle campagne arcobaleno se nelle scuole bisogna aspettarsi ogni tipo di ritorsione se si parla di affettività non normate e educazione sessuale? Le soggettività dissidenti non sono carne da campagna elettorale! E i nostri desideri non sono merce. E anche la nostra città è anni che vede lo sciacallaggio da parte di tutta quella banda di Lepore e compagnia che promette più soldi e più attenzione alle donne e alla comunità lgbtq e si propone come alternativa alla destra. Ma cosa ce ne facciamo ancora di quartieri che sembrano più zoo per turisti che posti in cui vivere? Che cosa ce ne facciamo di una retorica arcobaleno se quando fascisti e no gender scorrazzano per le piazze e per le scuole le criminali da condannare siamo sempre noi?!!
Ricordiamo inoltre che l’amministrazione di questa favolosa città , ormai svenduta a strutture come lo student hotel e bottegai di ogni sorta, è quella che ruba ogni idea e pratica dal basso per farla diventare un punto del proprio programma elettorale e nel frattempo mette sul proprio cv anni di sgomberi di spazi dove davvero i desideri fuori dalle vita di merda che ci proponete potevano realizzarsi. Perchè va bene essere frocia ma solo come vogliono loro, perché non vorrai mica dire che Bologna non è accogliente? Giammai! Ma Bologna è quella che ti fa sentire schiavo nella città più libera del mondo, è quella che progetta la zona gay friendly ed ha ancora uno dei casseri di porta Santo Stefano inutilizzati: è del 2015 infatti l’infame sgombero di Atlantide mentre ricordiamo Merola parlava di lobby gay (e non continuiamo l’elenco).

La grande sfida oggi è non accontentarsi e non fidarsi dei politicanti di turno che promettono mondi ma regalano, quando va bene, briciole insignificanti. La grande sfida oggi è portare avanti un conflitto transfemminista che il tavolo razzista sessista e classista lo vuole ribaltare e che non si accontenta di nessun addobbo, tanto meno in campagna elettorale, perché ormai l’abbiamo imparato: non esistono giunte amiche.