Che stacchino pure la luce, la solidarietà è sempre accesa!

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Sin dalla sua nascita il nostro collettivo non è mai stato prettamente studentesco, come pratica politica abbiamo sin dall’inizio scelto di non concentrarci nel solo ambito universitario, per questo – soprattutto ora che siamo e ci sentiamo più precarie che studentesse – è strano trovarsi a scrivere su vicende che riguardano principalmente l’Alma Mater e la sua dirigenza.

Negli ultimi mesi questa dirigenza – nelle vesti del rettore-sotto-scorta Ivano Dionigi e del Presidente della Scuola di Lettere e Beni Culturali Costantino Marmo – ha deciso di adottare il pugno di ferro contro i collettivi e i gruppi che da sempre cercano di far circolare all’interno dell’Università autoformazione e saperi non preconfezionati. A dare manforte alle alte cariche dell’Alma Mater, che hanno agito a suon di sgomberi, minacce e appelli alla legalità, ci ha pensato un gruppo di docenti della Scuola di Lettere che, a mezzo stampa, ha stigmatizzato le occupazioni di aule in via Zamboni, definendole “prepotenze inaccettabili”.

Lo sgombero del collettivo Bartleby dalla sede di via San Petronio Vecchio, la minaccia di non riconoscimento del seminario Per una critica dell’identità: dal femminismo agli ‘altri femminismi’ promossa dallo stesso collettivo, lo sgombero di Hobo dalle ex serre della facoltà di Agraria in via Filippo Re e non da ultimo il sequestro dell’aula Roveri occupata da Bartleby per portare avanti le proprie attività, sono alcuni degli esempi che sottolineano questa tendenza.

Qualche settimana fa, come collettivo, abbiamo proposto un’iniziativa all’interno della facoltà di Lettere, sul tema del lavoro sessuale. Quella che doveva essere la semplice proiezione di un film seguita da un dibattito, si è trasformata in una specie di “giochi senza frontiere”. Infatti, proprio in quei giorni il Presidente Marmo aveva deciso di adottare una nuova strategia: togliere la corrente in aula Roveri per tutta la giornata e in tutto lo stabile di via Zamboni 38 dalle 19.00 in poi.

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SOLIDALI E COMPLICI PER ABBATTERE I MURI

All’alba uno spazio di e per tutt* è stato violato. Hanno chiuso la bocca a Bartleby con cemento e mattoni, ma non ci hanno impedito di urlare la nostra rabbia e la nostra solidarietà con tutt* gli/le occupanti. In questo clima di repressione e di abusi non poteva mancare anche l’ennesimo sgombero. Dopo le minacce a Xm24, … Read moreSOLIDALI E COMPLICI PER ABBATTERE I MURI

Atlantide non si tocca, Atlantide non affonderà in questo mare di burocrazia e interessi.

LUNGA VITA AD ATLANTIDE E ALLE ATLANTIDEE (Clitoristrix/Quellechenoncistanno, Antagonismo gay/Lab. Smaschieramenti e NullaOsta)!! STASERA TUTT* ALL’ASSEMBLEA PUBBLICA: ORE 20.00 @ sala del BARACCANO (Via S. Stefano, 119)!

mantide atlantide

Il Cassero di porta Santo Stefano è la sede storica di gruppi di froce, lesbiche, femministe e punk che dal 1998 hanno dato vita ad un’esperienza unica nel territorio di Bologna. Atlantide è una rete, un punto di riferimento per tutte quelle soggettività che non hanno mai avuto un riconoscimento sociale nella loro vita e neanche lo cercano. Dissidenti e reietti di identità eteronormate si sentono a casa tra queste mura che, per chi non le conosce, sembrerebbero poter offrire rifugio solo a poche individue. Ma in realtà la popolazione Atlantidea è numerosa, è varia, ed ha sempre trovato il suo posto.

Atlantide è uno spazio in cui non è stata mai chiesta una tessera per entrare a farne parte. Ci sono, certo, dei requisiti minimi di posizionamento e socialità per accedervi: antisessismo, antifascismo e antirazzismo sono principi elementari alla base di qualunque evento, iniziativa o momento pubblico a cui i collettivi di Atlantide hanno dato vita. Come potrebbe essere altrimenti?

Il tentativo di delegittimazione della storia e della funzione politica di Atlantide portato avanti dal Quartiere Santo Stefano ormai da anni non potrà trovare che r-esistenza. Così non è più mascherabile la facciata cattiva e normalizzante dell’amministrazione comunale bolognese che ad ogni passo in avanti fatto dai movimenti in termini di occupazione e liberazione di spazi sociali o abitativi, risponde con sgomberi e repressione, legittimando e non ostacolando il riproporsi di organizzazioni nazi-fasciste nel tessuto sociale dello stesso quartiere.

 Il gioco-forza messo in piedi contro Atlantide sembra essere più edulcorato, ma anche più subdolo, nella misura in cui riduce tutto ad una pura pratica amministrativa: l’indizione di un bando di assegnazione e la relativa non idoneità dei gruppi già presenti all’interno della sede.

Comune e Quartiere hanno a disposizione molteplici spazi da poter assegnare tramite bandi pubblici: il bando su Atlantide ha un chiaro obiettivo politico, è stato fatto ad hoc per escludere le soggettività che in questo momento occupano, vivono e attraversano Atlantide.

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