Chi va posto a giudizio – qualsiasi forma di giudizio – non è e non sarà mai la vittima di violenza

Il nostro comunicato di solidarietà alla ragazza stuprata alla sede della Raf a Parma da alcuni di quelli che avrebbero dovuto essere dei compagni.
(Per un resoconto più dettagliato dei fatti: https://abbattoimuri.files.wordpress.com/2016/11/4crepe.pdf)

Se potessimo prendere la nostra comprensione, il nostro affetto, la nostra empatia, le nostre emozioni, il rumore delle nostre pance intrecciate, i nostri silenzi, e i nostri sospiri.
Se potessimo prendere le ore passate insieme a riflettere, a interrogarci, ad ascoltarci, a organizzarci.
Se potessimo prendere tutti i minuti passati a sentir parlare di violenza, a rialzarci da una storia di violenza, a condannare una storia di violenza.
Se potessimo prendere tutto quello che ognuna di noi ha provato quando abbiamo subito, quando abbiamo ascoltato, quando abbiamo sofferto, quando abbiamo fatto un passo avanti.
Ecco, se tutto ciò che ci scorre nelle vene, quando una con l’altra capisce che “non è sola”, potessimo prenderlo e metterlo in qualche forma, faremmo un gigantesco pacco dove farti stare.
La nostra sincera solidarietà e le nostre riflessioni di lotta quotidiana ad una cultura patriarcale e violenta sono quello che vorremmo offrire e mettere in campo per te e per ogni donna che la subisce. La nostra sincera convinzione che combattere l’isolamento di chi subisce violenza, e dare un sostegno politico e umano, è davvero un tassello importante per non soccombere.

Non abbiamo a ora una chissà quale analisi dei fatti. Ne abbiamo sentito parlare anni fa e ora di nuovo giù a discuterne. E se siamo arrivate a questo punto, forse è il caso che qualche domanda ce la facciamo. O meglio noi di domande ce ne facciamo e anche tante. Sul come le esprimiamo e su chi dovrebbe trovare le risposte ad alcune annose questioni sulle violenze e soprattutto sulle violenze negli spazi ancora di strada ne abbiamo da fare. Una strada in salita per cui abbiamo attrezzatura, schiena dritta e uno zaino carico. Ma è una strada che, se percorsa da sole, ci fa tornare indietro, al punto di partenza. È ora che di sessismo se ne occupino tutti e tutte, è ora che il femminismo non sia più una delega e neanche un tribunale, è ora che si faccia autocritica su come, dove e quando si debba affrontare il problema. È ora che nessuno venga più giustificato. È ora che anche gli uomini senza ancelle emancipatrici si sveglino. Che se il patriarcato era solo un problema delle donne da mo’ che era finito! Sul come fare questo percorso è ovvio che dobbiamo ancora riflettere, trovare mezzi e metodi adeguati, perché è chiaro che finora non ci sono state grandi vittorie, ma non saranno le femministe a dover far tutto. È tempo che ognun@ si guardi allo specchio e di fronte al sessismo in qualsiasi forma non faccia finta di niente. Avremo, ahinoi, ancora occasione di parlarne.

Ribadiamo che contro la violenza la solidarietà nelle sue mille sfaccettature fa la differenza. Ribadiamo che l’oggetto da porre sotto giudizio – qualsiasi forma di giudizio – non è e non sarà mai la vittima di violenza. Ribadiamo che sostenere chi ha subito violenza è la cosa prioritaria. Ma non dobbiamo dimenticarci chi è uno stupratore e chi sono i suoi complici (e con complici intendiamo non solo chi è uno stupratore, ma tutti quelli che in questo periodo hanno sprecato parole per “giudicare” la ragazza). Certo i sessisti ci fanno schifo, ma quello che proviamo per i “compagni” che mischiano estetica militante con analisi infime a fini stigmatizzanti è qualcosa di più, qualcosa di più che non ci farà dimenticare questa storia.

Che i nostri sguardi complici diventino reti invincibili.
Che le nostre lacrime diventino ferite salate per chi ce le ha provocate.

Mujeres Libres Bologna