

Stanotte abbiamo lasciato sui muri di questa città le parole di chi lotta quotidianamente contro machi e stato, contrò precarietà e impedimenti all’autodeterminazione.
In giornate come queste è difficile non farsi sopraffare dallo sconforto per l’ipocrisia e la retorica istituzionale che celebra la memoria dell3 nostr3 sorell3 mort3 a causa di un sistema che quelle stesse istituzioni tollerano e alimentano.
La violenza è il nostro avvelenato pane quotidiano: stupri, femminicidi, molestie, paura, povertà, disciplinamento dei nostri corpi. Ci dicono di denunciare, e quando lo facciamo non veniamo credute, non fino in fondo, non veniamo supportate; perché non è con le campagne pubblicitarie che usciremo dalla violenza, e neanche con il sensazionalismo di una stampa che ci rivittimizza e agisce violenza una seconda volta.


In tutte le nostre instancabili battaglie portiamo il dolore di ogni femminicidio. Ma affinché ogni femminicidio non rimanga un fatto di cronaca dobbiamo ricordare sempre che la violenza è sistemica e che solo una pratica rivoluzionaria transfemmminista potrà sgretolare un sistema che ci vuole povere, subalterne, vittime e morte.



Sorella il ti credo, sorella non sei sola.




